Michael Praetorius, teorico della musica tedesco (1571-1621) nel suo Syntagma Musicum (1619), chiama dolzaina o cornamusa un aerofono a doppia ancia incapsulata (per maggiori informazioni vai nel sito a "cromorno"). Andrea Bernstein, nel suo Gli strumenti musicali del Rinascimento (p. 117-120) afferma che "probabilmente 'cornamusa' sta per 'cornamuto', termine che Zacconi riferisce anche al cromorno, detto appunto nel suo trattato 'cornamuto torto', per la sua forma particolare". Ma è bene precisare che per cornamusa non si deve intendere la più nota bagpipes scozzese (anche gaita in Spagna, musette in Francia, zampogna o piva in Italia, un aerofono a sacco o serbatorio). Insomma, vi è grande confusione di nomi, e così noi abbiamo deciso di chiamare il nostro strumento solo "dolzaina".

È considerato uno strumento più rinascimentale che medievale, me le prime testimonianze sembra risalgano ad epoche precedenti: la dolzaina compare frequentemente negli inventari e nella letteratura dei secc. XIII-XVI; Douglas MacMillan ("The mysterious cornamuse" in EM VI, 1978, pp. 75-77) cita un poema francese del sec. XIV, L'echo amoreux, dove la dolzaina (douçaine) è catalogata fra gli strumenti bassi.

Il suono è molto suggestivo, simile al cromorno ma più morbido e delicato, anche perché la campana finale, a differenza dei cromorni, è quasi chiusa, con solo piccoli fori. La diteggiatura è quella del flauto dolce, la pressione del fiato deve essere, però, molto maggiore. Purtroppo non ci sono rimasti esemplari originali né raffigurazioni; neanche i trattati di Praetorius ne riportano le immagini, se non le taglie: soprano, alto, 2 tenori (dal si bem. o dal do), basso.

La dolzaina del Kalòs è una dolzaina tenore, creata con legno di sicomoro da Grzegorz Tomaszewicz, polacco di Varsavia.

 

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