Canto Gregoriano

di Sergio Lonoce

 

Scrivere di canto gregoriano è un'impresa ardua, la materia è ancora più delicata e sfuggente di quella delle laude. Le pubblicazioni in merito sono tante, alcune di ottima fattura, spesso, purtroppo, introvabili in commericio, e potrete trovare la relativa bibliografia in "Letture".

Ma sono ancora tante le scuole di pensiero sul modo di eseguire il gregoriano ed è mia opinione che non si arriverà mai ad avere un'unica chiave di lettura condivisa.

Quella del canto gregoriano è un'esperienza che prima ancora di essere musicale, è un'esperienza di fede. È un tipo di canto che nasce e vive nelle navate delle chiese; la sua ragione d'essere è solo la preghiera liturgica, e le esecuzioni in disco piuttosto che nelle sale da concerto mi risultano difficili da apprezzare, se non dal punto di vista dello studio.

Partiamo da alcune considerazioni che sono di dominio pubblico. Il nome "gregoriano" è ormai da tutti considerato solo indicativo di un genere, non è di certo un termine puntuale dal punto di vista storico. Daolmi, nel suo sito, lo descrive così: "Il canto liturgico ufficiale della Chiesa cattolica, che riceve il nome da papa Gregorio Magno (†604). Papa Gregorio, tuttavia, non ebbe probabilmente alcun ruolo nella nascita di quel repertorio, formatosi in epoca carolingia dalla commistione di elementi romani e gallicani e poi diffusosi dalla Francia in tutta Europa, tanto che soppiantò le altre tradizioni di canto locali anche grazie al peso dell'auctoritas del presunto fondatore."

Noi continuiamo, nonostante la lucida correttezza di questa ricostruzione, a chiamare il canto liturgico medievale della chiesa cattolica "canto gregoriano", sia per brevità, sia perché ci piace molto la leggenda che racconta di una colomba che si posava sulla spalla del grande pontefice e gli suggeriva in un orecchio le note dei canti quando lui le dettava al suo monaco copista, il diacono Pietro, dietro un velo (che il chierico scosterà, come si vede dall'immagine qui sotto). Le leggende non sono veritiere, questo lo sappiamo, ma come le storie delle Sacre Scritture, possono avere molto da insegnare.

 

 

San Gregorio Magno e il diacono Pietro
Miniatura dal "Registrum Graegorii", Stadtbibliothek di Treviri