Plangiamo quel crudel basciare (Cort. 22)

 

La lauda n. 22 apre nel codice cortonese la sezione delle laudi della Passione, come la n. 21 Stella nuova ‘n fra la gente vi chiudeva quella natalizia.

L’incipit esortativo, Plangiamo, non è solo un espediente poetico, ma un invito vero e proprio a partecipare al planctus di tutti coloro che, essendo intimi di Gesù, vissero quei momenti con l’anima straziata dal dolore e dall’angoscia. Il bacio è quello del nostro tradimento, non per nulla nel testo della ripresa non compare il nome di Giuda; ed è commovente il paragone nella prima strofa, quello che noi diamo solitamente in segno di amore, per Lui fu segno solo di sofferenza.

La narrazione che segue è solo in apparenza fredda cronaca: il tradimento, la spogliazione, la flagellazione, l’invio a Caifa e poi a Pilato e ad Erode – che cercano una qualche colpa per poterlo ancor di più farlo soffrire – e la presentazione finale al popolo, il testo esprime un coinvolgimento degli affetti più intimi per la Passione di Cristo che il Medioevo seppe vivere più di ogni altro capitolo della storia umana.

Il testo si dipana su una ripresa e cinque quartine di ottonari – ma sono molte le eccezioni –, la struttura rimica è x x / a a a x / b b b x etc.

 

Plangiamo quel crudel basciare
ke fe’ per nöi Dëo crucïare.


Venne Iuda traditore,
bascio li dïed’e gran dolore:
lo qual faciam noi per amore
a lüi fo signo di penare.


Quel fo signo ai Iuderi:
non cognoscevan suo misteri,
Iuda li feci veri:
per um suo bascio lo fece piliare.


Ad Anna principe el menaro,
inudo nato lo spoliaro,
battirlo forte e sì ‘l legaro
et ferlo tutto insanguinare.


Anna sì l’ebbe mandato
a Chäyfasso prelato,
quelli k’el mandò a Pilato
per lüi più vituper fare.


Pilato ad Arode el mandòe,
perké molto el domandòe,
cercò molto e nol trovòe,
pöi lo fe’ rapresentare.


Ma è la melodia il vero tramite fra il significato letterario del testo e il coinvolgimento emotivo del fedele. Pacata, dolce, solo a tratti melismatica, essa ci invita a muoverci verso e con (com-muoverci) quell’uomo così familiare col dolore. La lezione originale non prevede alcuna alterazione, ma la nostra trascrizione aggiunge il bemolle al si a motivo dei rapporti intervallari interni alla conduzione della stessa melodia.