MARIA DI MAGDALA FU LA PRIMA
20 aprile 2025, PASQUA DI RISURREZIONE
(At 10,34a.37-43; SI 118/117; Col 3,1-4 oppure 1Cor 5,6b-8; Gv 20,1-9)

 

Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto (Gv 20,2)

 

Maria di Magdala fu la prima che si recò al sepolcro il giorno dopo il sabato, quando era ancora buio.
Il Signore l’aveva liberata da sette demòni (Lc 8,2; Mc 16,9), uno per ogni giorno della settimana.
Ma quello era l’ottavo giorno, il giorno del Signore, il giorno senza demòni, celebrazione della sua signoria sul male e sulla morte.
Era ancora buio, dice l’evangelo, fuori e dentro di lei, ma la morte del Signore non aveva spento il suo amore per l’amato del suo cuore (Ct 3,1).
Forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi la passione: le sue vampe sono vampe di fuoco una fiamma del Signore. Le grandi acque non possono spegnere l’amore, né i fiumi travolgerlo (Ct 8,6-7).

 

Maria di Magdala ancora non sa che il Signore è disceso agli inferi dopo averne scardinato le porte, ed è entrato nel regno della morte come vincitore, non come sconfitto, per riportare alla vita tutti coloro che giacciono nelle tenebre e nell’ombra della morte.

 

E ancora non sa che, varcando le porte di quel giardino, lei è uscita dal tempo e dallo spazio ed è entrata nel giardino dell’Eden dove, in principio, tutto ebbe inizio (Gen1,1).

 

Dove tutto esiste per mezzo di Colui che è la Parola (Gv 1,1-3).

 

Dopo il caos oscuro che avvolse la terra da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio quando Gesù fu crocefisso, la vigilia della festa di Pasqua, (Mt 27,45; Mc 15,33; Lc 23,44), all’alba del primo giorno della settimana Dio ricreò il mondo separando, come in principio, la luce dalle tenebre.
Sia la luce! E la luce è (Gen 1,5).
Con la resurrezione di Gesù il verbo non è più al passato, ma al presente.
Un eterno presente.
La luce è, perché nel Verbo è la vita e la vita è la luce degli uomini.
La luce continua a splendere nelle tenebre perché le tenebre non l’hanno vinta (Gv 1,4-5).

 

Ma, accecata dal dolore e ancora immersa nelle tenebre, Maria di Magdala non si accorse che il sole senza tramonto era già sorto.
Tutti i suoi sensi erano appannati.
Non vede che quel giardino è inondato di luce, e le tenebre non sono più.
Non sente il profumo della vita che ha spazzato via l’odore di morte.

 

Ma non sta ferma.
Questa è la grazia.
Il suo amore per il Signore la spinge a correre.
E questa corsa la portò a incontrare Colui che il suo cuore desidera.

 

Alla notizia che hanno portato via il Signore dal sepolcro, anche Simon Pietro e l’altro discepolo, quello che Gesù amava si misero a correre.

 

In principio, dopo avere disobbedito a Dio, Adamo ed Eva si erano nascosti dietro un cespuglio in quel meraviglioso giardino che Dio aveva creato per loro.
Non trovandoli, il Signore li aveva chiamati.
Dove sei? (Gen 3,9).
In quell’ottavo giorno è il Signore che si nasconde e ci chiede di cercarlo, di continuare a cercarlo.
Signore, dove sei? – chiedono Maria di Magdala, Simon Pietro e il Discepolo Amato.

 

E chiediamo noi che ci ostiniamo a cercare tra i morti Colui che è vivo (Lc 24,5).

 

Il Signore lascia tracce della sua presenza e ci chiede di imparare a decifrarle dentro la trama complicata della nostra esistenza.
Come fece all’alba di quel primo giorno della settimana con Maria di Magdala, Simon Pietro e il Discepolo amato.
La pietra tolta dal sepolcro.
La tomba vuota.
I teli che avevano avvolto il corpo di Gesù, posati là, con cura e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.

 

Sono questi spazi vuoti i segni della sua presenza.
Nel silenzio si percepisce il suono della Sua voce sottile (1Re 19,12).

 

Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto, aveva detto il Signore (Mt 7,7; Lc 11,9).

 

In questo giorno di Pasqua Maria di Magdala, Simon Pietro e il Discepolo Amato ci insegnano a ripetere senza stancarci: Signore, dove sei?
Ci ricordano che essere discepoli di Gesù non significa aumentare il bagaglio delle nostre conoscenze, ma continuare a cercarlo.
E, infine, ci assicurano che bussando alla sua porta Egli ci aprirà.

 

Qualche ora dopo Maria di Magdala incontrò il Signore.
Quando Gesù la chiamò per nome – Maria – tutti i suoi sensi ripresero vita.
Vide la luce, sentì i profumi e riconobbe il Suo Maestro (Gv 20,15-16).
Era l’Ottavo giorno, il giorno senza demòni, perché Gesù con la sua morte aveva sconfitto il principe delle tenebre.

 

La sera di quello stesso giorno, il primo della settimana, Gesù incontrò anche i discepoli che, dopo aver corso, si erano chiusi in casa per timore dei Giudei (Gv 20,19).
Non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

 

Se è vero che il discepolo non deve stancarsi di chiedere, di cercare e di bussare, è altrettanto vero che anche il Signore Gesù si ostina a chiederci dove siamo, a venirci a cercare, a bussare alle porte del nostro cuore.

 

Anche se ora è salito al Padre (Gv 20,17) per prepararci un posto (Gv 14,2-3), egli come un viandante (Lc 24,15), come il figlio dell’uomo che non ha dove posare il capo (Lc 9,58), sta alla nostra porta e bussa e attende che gli apriamo per rimanere con noi (Lc 24,29), per cenare con noi e noi con lui (Ap 3,20).

 


Rav Appel diceva: Quando uno cerca qualcosa non sente gioia finché non l’ha trovata.
Ma quando uno cerca il Signore, lo stesso atto di cercarlo lo riempie di gioia.

 

Beato Angelico, Convento di San Marco, Firenze, 1440

 


"Karamàzov!", gridò Kòlja. "È vero quello che dice la religione, che resusciteremo dai morti e, tornati in vita, ci vedremo di nuovo tutti, anche Iljùscenka?".
"Resusciteremo senz'altro, e ci vedremo e ci racconteremo l'un l'altro allegramente e gioiosamente tutto ciò che è stato", rispose Aljòscia a metà tra il riso e l'entusiasmo. "Ah, che bello che sarà", sfuggì a Kòlja.
(Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamàzov)

 

Alleluia, Il Signore è risorto, veramente risorto, Alleluia!
Buona santa Pasqua!
don Giancarlo